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Articolo tratto dal mensile – IO E IL MIO BAMBINO – ottobre 2001Occhio alla sua vista!
E’ il senso che, più d’ogni altro, permette di aprire una finestra sul mondo. E i primi anni di vita sono dedicati al suo sviluppo e affinamento. Ecco come essere sicuri che tutto procede per il meglio.
Ma anche i controlli da fare e gli esercizi utili.
Di Maddalena Colombo – consulenza di Paolo Nucci, oculista, professore associato di oftalmologia dell’Università di Milano, e di Giorgio Bollani, ottico optometrista, responsabile di Federottica (associazione nazionale ottici optometristi italiani)

E’ nato. Per la prima volta il bambino apre gli occhi sull’ambiente esterno. Ma che cosa può vedere, esattamente, in questi istanti? E si tratta davvero delle prime immagini che giungono, attraverso lo sguardo, alla sua mente? Come procede poi, mese per mese, lo sviluppo di questa funzione, che è determinante per la maturazione delle aree del cervello incaricate della visione? E come accorgersi se c’è qualche “cattiva abitudine”, che interferisce con la corretta messa a fuoco delle cose? A questi, e molti altri interessanti interrogativi, hanno risposto i nostri esperti.
Guida veloce agli argomenti trattati in quest’articolo:
- Vedeva già dentro l’utero
- PRIMO MESE: tutto in bianco e nero
- 2-3 MESI: scopre cosa c’è intorno
- 4-6 MESI: finalmente il mondo a colori
- 7-9 MESI: è padrone dei suoi occhi
- 1-2 ANNI: ecco le tre dimensioni
- Lo sviluppo fino ai quattro anniA SEI ANNI conquista i 10 decimi
- Come stimolarlo appena nato
- I controlli da fare
- Gli specialisti degli occhi
- E se occorrono gli occhiali ?
- Dimmi come scrivi e ti dirò come vede
- 3 GIOCHI per imparare a tenere bene la matita
VEDEVA GIA’ DENTRO L’UTERO
La funzione visiva si sviluppa a partire dai primi mesi di gestazione.
Attorno alla 7a settimana si forma il nervo ottico. Poi, via via, si creano le cellule della retina. E, benchè le palpebre rimangano abbassate fino a 26 settimane, la vista funziona anche a occhi chiusi. Infatti, già a 20 settimane il feto è in grado di localizzare le proprie mani e di toccare il cordone ombelicale.
Sembra perfino che, durante l’amniocentesi, e cioè circa a 16 settimane, alcuni bambini manifestino qualche reazione alla presenza dell’ago. Se si punta una luce intensa sul pancione, il feto, pur con gli occhi chiusi, mostra una certa sensibilità a questo stimolo, ritraendosi con un gesto che segnala disagio, mentre si registra anche un aumento del battito cardiaco.
Alla nascita, il suo campo percettivo è ancora limitato, eppure riesce già a vedere circa un decimo. Inizialmente infastidito dalle fonti luminose, pian piano ne verrà sempre più attratto.
PRIMO MESE: TUTTO IN BIANCO E NERO
Il piccolo vede solo fino a 20-25 centimetri dal suo sguardo: per ora non gli serve più in là. Questa, infatti, è la distanza che normalmente c’è tra i suoi occhi e il viso della mamma. A catturare la sua attenzione sono soprattutto il contorno degli occhi e il movimento della bocca.
Le immagini che percepisce sono ancora abbastanza sfuocate e imprecise, e non riesce a tenere entrambi gli occhi rivolti verso lo stesso oggetto, perché il riflesso di fissazione non è ancora maturo. Ecco perché succede che i suoi occhi non lavorino insieme, determinando il cosiddetto “strabismo neonatale”, che si risolve nell’arco di poche settimane.
Il mondo che vede, poi, è in bianco e nero. Tant’è che predilige i forti contrasti di luce e ombra. L’istinto naturale di sopravvivenza gli permette così di trovare facilmente il capezzolo, che è più scuro rispetto alla pelle del seno, ora fonte importantissima di nutrimento. Infine, proprio in questo periodo, è particolarmente attratto dalle forme curve e in movimento.

2-3 MESI: SCOPRE COSA C’E’ INTORNO
Il campo visivo del bebè si estende adesso fino a 30-40 centimetri. Ora esplora con gli occhi lo spazio che lo circonda, persone e cose in movimento comprese. D’altra parte, il suo campo visivo risulta ampliato da una migliore mobilità della testa. Si interessa progressivamente alle diverse parti del volto umano. Ed è attratto da tinte forti come il rosso, il blu e il verde e dai contrasti di luce intensa.
Spesso, infatti, tende a fissare intensamente la luce del lampadario di casa. Grazie a un ulteriore sviluppo della corteccia cerebrale, il bambino non si limita più a esplorare il campo visivo per trovare gli oggetti, ma li osserva con attenzione per identificarli. I suoi occhi si posano volentieri sulle cose ed è in grado di distinguere forme diverse.
La coordinazione dei movimenti di entrambi gli occhi diventa sempre più stabile, rendendolo infine capace di fissare a lungo i volti e, soprattutto, di riconoscere quello della mamma.
4-6 MESI: FINALMENTE IL MONDO A COLORI
Migliorano le sue capacità di coordinazione vista e movimento. Ora passa molto tempo a osservare con attenzione le cose che riesce a tenere in mano.
Segue con gli occhi gli oggetti in movimento, come la giostrina delle api che la mamma ha appeso alle sbarre del lettino. Gli occhi, perfettamente coordinati, sono a metà del loro sviluppo. La visione dei colori è simile a quella degli adulti. Riesce già a vedere bene nel raggio di parecchi metri intorno a sè, e la sua abilità nel mettere a fuoco le immagini si affina sempre di più.
Ha una buona percezione della profondità, grazie a cui riesce a valutare se un oggetto gli è più o meno vicino. Riconosce perfettamente il viso dei genitori e dei familiari. Non solo, di un volto riconosce anche le sfumature emotive delle diverse espressioni: segno di grande progresso delle sue capacità di relazione sociale. Ora ha una capacità visiva di circa 2-3 decimi.
7-9 MESI: E’ PADRONE DEI SUOI OCCHI
L’apparato visivo completa la sua maturazione: il piccolo acquisisce infatti la padronanza dei movimenti oculari e del meccanismo di apertura e chiusura delle palpebre. E perciò analizza sempre più da vicino gli oggetti, esplorandoli attentamente nei dettagli.
Ora è ben cosciente dell’identità delle cose e del fatto che continuino a esistere anche se escono temporaneamente dal suo campo visivo. Il passaggio dalla posizione sdraiata a quella seduta, dal muoversi strisciando sul ventre al gattonare e infine il raggiungimento della stazione completamente eretta gli consentono di affinare le sue capacità di apprendimento, proprio grazie alle crescenti competenze visive, abbinate alle abilità motorie.
1-2 ANNI: ECCO LE TRE DIMENSIONI
A un anno, le immagini gli appaiono con i contorni ben definiti, i colori vividi e i rilievi tridimensionali. Il mondo, che fino a poche settimane fa era piatto. ora gli appare finalmente in rilievo.A due anni, il piccolo comincia a indicare cose lontane. Infatti, è capace di vedere 4-5 decimi e con facilità punta il dito in direzione degli oggetti che desidera avere, anche se parecchio distanti da lui e di piccole dimensioni.
Perfeziona la capacità di localizzare e mettere a fuoco i particolari delle cose. E, muovendosi agevolmente e camminando, sviluppa sempre più e meglio la percezione visiva dello spazio.
LO SVILUPPO FINO AI QUATTRO ANNI
Ora il bambino vede circa 6 decimi. E riesce a mantenere un’attenzione visiva che permette allo specialista di testare, con la sua collaborazione, il senso della profondità, che in termini medici viene definita “stereopsi”.
Questa fase dello sviluppo, da due a quattro anni, è molto importante anche per la capacità di riuscire a dissociare i movimenti degli occhi da quelli della testa. Inoltre, il bambino diviene in grado di riconoscere facilmente e identificare correttamente le varie sfumature dei diversi colori.
A SEI ANNI CONQUISTA I 10 DECIMI
La sua vista raggiunge ormai la capacità di vedere bene i 10 decimi Il processo di maturazione dell’occhio è, infatti, ultimato. Ciò permette al bambino di percepire al massimo anche il senso cromatico, cioè di cogliere con completezza e grande precisione tutta la gamma dei colori.
COME STIMOLARLO APPENA NATO
Per favorire lo sviluppo della facoltà visiva, la mamma può cominciare da subito a stimolare il bebè con piccoli accorgimenti. Quando allatta al seno o lo tiene in braccio per nutrirlo con il biberon, è importante che rivolga i suoi occhi verso il piccolo, per catturare l’attenzione e coinvolgerlo in un gioco di sguardi, essenziale per la vista, lo sviluppo mentale e affettivo.
Quando ha qualche mese e sta nella sdraietta o nel box, è opportuno collocarlo ogni volta in un angolo diverso della casa: la modificazione dell’ambiente serve a stimolare il suo spirito d’osservazione e tine desta la sua attenzione.
I CONTROLLI DA FARE
Alla nascita, in ospedale, il piccolo viene sottoposto alla visita degli occhi. Il pediatra, poi, prescrive una prima visita oculistica a sei mesi, per controllare la normale maturazione della retina.
A un anno lo specialista verifica che lo sviluppo degli occhi proceda in modo normale. Da questo controllo in poi si prosegue con visite annuali, ameno che lo specialista non le consigli con cadenza semestrale nel caso di precedenti familiari per disturbi visivi.
Molto importante, infine, il controllo a 5 anni, prima della scuola, per accertare che il sistema visivo del piccolo sia pronto ad affrontare questo impegno.

GLI SPECIALISTI DEGLI OCCHI
Oculista: è lo specialista che si occupa delle patologie che riguardano gli occhi.
Ottico optometrista: è lo specialista che compie un’analisi globale del sistema visivo, rapportandolo anche all’equilibrio comportamentale. Inoltre si occupa dell’educazione e della correzione dei difetti visivi.
E SE OCCORONO GLI OCCHIALI ?
Già verso l’anno di età, se il bambino presenta un difetto di refrazione (miopia, ipermetropia o astigmatismo), gli viene prescritto l’uso di occhiali da vista idonei. Lo stesso può accadere se soffre di strabismo o dopo un intervento di cataratta congenita. In tutti questi casi, la scelta dell’occhiale più adatto riveste, com’è ovvio, una grande importanza. Ecco, allora, i principali criteri che devono ispirarla.
Gli occhiali per bambini, da vista o da sole che siano, devono rispondere a precisi requisiti di qualità e sicurezza, ma anche di estrema comodità.
L’ottico optometrista è lo specialista in grado di tener conto delle proporzioni della testa e del viso del bambino, ma anche delle esigenze dettate dalla sua età, dalle specifiche attività che svolge e dalla sua particolare personalità.
Da 0 a 4 anni la scelta del materiale deve ricadere, per motivi di sicurezza contro gli urti, sulla plastica morbida bio-compatibile, un materiale leggero e indeformabile con una linea priva di spigoli. Inoltre, dato che il dorso del nasale nei bambini più piccoli è poco sviluppato, la montatura dovrà presentare un appoggio nasale molto basso, che permetterà di posizionare le lenti correttive, privilegiando la visione frontale e superiore. Il margine superiore della lente, infatti deve superare di poco il sopracciglio per evitare che il bambino “sbirci sopra la montatura”, annullando l’effetto correttivo della lente.
Il bordo inferiore della montatura, poi, non deve toccare le guance, sia per consentire una centratura stabile delle lenti (non fluttuante per via delle spinte delle guance quando il bambino sorride) sia per evitare, in presenza di sudore, il rischio di irritazione della pelle.
Le stanghette devono avere il terminale a riccio o con la possibilità d’inserire un elastico anallergico in modo da bloccare la montatura sul volto del bambino in maniera confortevole.
Le lenti correttive o da sole, che sono la parte più importante dell’occhiale, devono essere infrangibili, per garantire la maggior sicurezza possibile in caso di urto o caduta. Grazie a nuovi materiali, è anche possibile nasconderne lo spessore elevato nel caso di correzioni importanti, garantendo un’estetica ottimale. La montatura più sicura per il volto del bambino dev’essere eseguita con un montaggio esterno o con un bisello (bordo d’incastro della lente) ben smussato e raccordato il più possibile alla montatura.
Oltre a scegliere lenti infrangibili con una superficie resistente ai graffi, occorre educare il bambino a tenere le lenti degli occhiali ben pulite e correttamente posizionate sul viso. In ogni caso, è essenziale una giusta manutenzione e un periodico controllo degli occhiali dall’ottico optometrista. I graffi sulle lenti, infatti, possono arrivare ad alterare la buona visione e addirittura causare uno squilibrio corporeo, dato che il bambino ha la tendenza a ricercare, con rotazioni inclinazioni della testa, una zona della lente che sia “più pulita” e trasparente.